Come morti by Richard Lange

Come morti by Richard Lange

autore:Richard Lange [Lange, Richard]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Einaudi
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Love Lifted Me

Un colpo di fucile all’alba separa la notte dal giorno. Mi sveglio in un bagno di adrenalina prima che l’eco si sia spenta e rotolo giú dal letto sulla moquette pelosa del motel, dove spero di essere al sicuro nel caso fosse scoppiata la guerra fra i tossici qui accanto e il magnaccia al piano di sotto. La moquette puzza di sigarette e di profumo versato. Ci affondo la faccia e aspetto un’altra detonazione, ma sento solo un cane da qualche parte, che lancia latrati lunghi e brevi, simili ai segnali dell’alfabeto Morse. Immagino di decifrare le sue roche dichiarazioni: L’uomo che mi dà da mangiare è un ladro e un bugiardo. La sua mano su di me è una iattura. Dio vede tutto e non fa nulla.

Il parcheggio è tranquillo quando alla fine trovo il coraggio di strisciare verso la finestra per sbirciare dalle tende. Le altre stanze sono sprangate, e l’insegna al neon CAMERE LIBERE si specchia tremolante nell’acqua placida e nera della piscina. Perciò il colpo di fucile me lo sono sognato, o magari è di nuovo Simone, la mia defunta moglie, che cerca di farmi impazzire.

Anche Linda dorme ancora come un sasso, ma non significa niente. Ha il cervello sbancato dalle anfetamine, la sua routine standard è settantadue ore di veglia e ventiquattro di sonno, e quando crolla, crolla di brutto. In questo momento sembra serena come un angelo, o una tenera bimba senza vita. Una coperta nasconde il grosso dei danni: le piste che le solcano le braccia, le croste che le tengono occupate le dita nervose, la pelle livida e tesa su costole e spina dorsale, gomiti e ginocchia. Ha sedici anni, l’hanno violentata tre volte, e dice che mi considera uno zio, un fratello maggiore, perché la ospito in camera quando fuori fa freddo. No, non me la scopo. Mi piacerebbe, ma Simone mi ammazza di sicuro.

Mi rimetto a letto, attento a non sconfinare nell’altro lato, e guardo le pareti blu diventare rosa e poi bianche, finché il fiume di dolore che mi scorre dentro si gonfia all’improvviso e rompe gli argini. Al primo sfogo di lacrime, mi alzo e mi chiudo in bagno, ed è dura com’è da un po’ di tempo a questa parte, ma per l’ora in cui aprono gli spacci di liquore, sono docciato, sbarbato e vuoto abbastanza per ballonzolare come un tappo di sughero sulla superficie di un altro giorno.

L’apatico sole invernale non fa molto per riscaldare il pavimento crepato della piscina, dove siedo con un bicchiere di birra e succo di pomodoro, i piedi a mollo nell’acqua gelida. La piscina è il cuore di questo posto. Da qui posso tenere d’occhio tutte le porte e le finestre. E avvistare ogni minaccia. Sto buttando giú una lettera che volevo scrivere da parecchio. Cara Simone, lasciami in pace per favore. Rilasso il collo un po’ alla volta, lascio cadere indietro la testa per puntare gli occhi al cielo, che brulica di elicotteri, dirigibili e luccicanti aerei fantasma. Il vento si porta via metà di ogni sigaretta che accendo.



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